domenica 30 novembre 2008

Girando nel web ho letto un articolo molto interessante, pubblicato in http://www.disabili.com/ , che riguarda l'uso di software e in generale del pc per la rieducazione scolastica dei bambini che presentano un disturbo specifico dell'apprendimento:

Secondo la European Dyslexia Association, nel Vecchio Continente soffrono di dislessia 45 milioni di persone. Il problema, dunque, è rilevante; eppure continua a rimanere per lo più in ombra. Si pensa magari che un bambino non renda al massimo a scuola perché poco attento e disinteressato. Invece, dietro all'apparente svogliatezza potrebbe nascondersi una più reale difficoltà di comprensione. Il rimedio sempre più spesso sembra essere a portata di click: gli esperti in disturbi dell'apprendimento concordano sull'efficacia delle nuove tecnologie per la riabilitazione, così come pure per lo svolgimento delle abituali attività scolastiche. Argomentazione, questa, che è stata presentata in particolare durante un seminario a Bologna, alla mostra-convegno HANDImatica 2008.

I disturbi sono differenti tra loro: la dislessia colpisce in vari modi, può presentarsi in concomitanza o meno con altre problematiche, una tra tutte la discalculia, ovvero la difficoltà nei ragionamenti matematici. Diversi casi, dunque; eppure tra i ragazzi colpiti da queste difficoltà di apprendimento c'è un punto di contatto, un dato comune che può trasformarsi in carta vincente. Si tratta della familiarità con l'informatica, ormai “assorbita” fin dall'infanzia. Ecco dunque la soluzione: offrire ai ragazzi appositi strumenti hardware, e soprattutto software, per affrontare le problematiche tanto negli abituali impegni scolastici quanto nella fase di riabilitazione.

Certo, un apparecchio non può far venire meno la valutazione clinica diretta, che deve essere sempre svolta da una figura in carne ed ossa. Una persona che, però, può ricorrere a strumenti informatici in grado di realizzare diagnosi più precise. A sostenerlo è il professor Giacomo Stella, membro del comitato tecnico di AID, Associazione Italiana Dislessia.Nel complesso, poi, le applicazioni informatiche permettono di affidare le attività di rieducazione anche ai non addetti ai lavori, come ad esempio i genitori.Il bambino, a sua volta, acquisisce un meccanismo di fidelizzazione: attraverso il confronto, magari quotidiano, con le prove presentate al computer, sente crescere il desiderio di superare di volta in volta i traguardi precedenti.Un altro aspetto importante guarda al lato economico: l'uso del computer non aumenta i costi della rieducazione.

Si gioca e si migliora giorno per giorno, lavorando sui vari microaspetti che caratterizzano la specifica difficoltà di apprendimento.Un punto, questo sostenuto anche dagli esperti dell'IRCCS “Medea” di Bosisio Parini: personalizzando il trattamento riabilitativo a seconda del disturbo manifestato, si ottengono effetti duraturi nel tempo.

Rieducazione da una parte; educazione intesa nel senso di insegnamento, dall'altra. Un ambito, quest'ultimo, dove è importante il ruolo delle misure compensative, pensate per fare da supporto al ragazzo durante lo studio. Il sovraccarico della memoria di lavoro e la conseguente perdita di informazione sono due aspetti tipici di chi soffre di dislessia. La soluzione è fatta di diverse strategie, elencate da Roberta Penge, Presidente dell'Associazione Italiana Dislessia: la scomposizione del compito nelle sue sottocomponenti e la valutazione di ciascuna di queste; interrogazioni programmate; tempi più lunghi per le prove scritte; assegnazione di compiti per casa in maniera adeguata. Una combinazione di interventi che non significa “essere più buoni” nei confronti dello studente, ma aiutarlo a liberare energie per l'apprendimento dei contenuti. Il recupero delle informazioni, a sua volta, può essere facilitato con l'uso di strumenti come schemi o tabelle. Anche nel caso delle funzioni compensative, i risultati migliori sono stati riscontrati con l'impiego dell'informatica. La tecnologia, del resto, offre la sintesi vocale, i libri digitali, i dizionari computerizzati. Senza dimenticare la videoscrittura, utile in particolare perché permette di manipolare le parti del testo; un aspetto, questo, di particolare rilievo nel caso di studenti dislessici.

Le risorse per affrontare i disturbi dell'apprendimento, dunque, non mancano. Ritenerle già pienamente disponibili nelle scuole, e più in generale nella vita sociale, è ancora prematuro. Ci vorrà del tempo; l'informatica, in ogni caso, sembra proprio essere la via ideale per portare il piacere di un buon libro a chi, ora, non può apprezzarlo.
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